La Bibbia
Prima della Genesi
“Adamo, Adamo! Ti cerca il Padreterno!”
“ Che scocciatura! Non si può pescare neanche in grazia di Dio! Cosa vuole?”
“E che ne so! E la terza volta che mi chiama per chiederti dove sei!”
“Ma scusa Eva, non può chiamarmi direttamente? Dopotutto è onnipotente.”
“Ma tiene pure gli anni suoi, per quanto ne so io, almeno 13 o 14 miliardi di anni ce li ha, e non se li porta proprio bene.”
“Mannaggia sua, prima ci crea il paradiso terrestre, non ci fa mancare nulla, non c’è bisogno di lavorare qui per campare, l’ozio non manca, e poi non ci fa stare in pace. Dove posso trovarlo?”
“ E che ne so. Sai che con me è di poche parole. E poi, lo sai,alla sua età, lascia i discorsi a metà.”
“Proverò a cercarlo dentro di me. Hai visto mai…”
“Oh Signore dove sei?” provò Adamo a implorarlo umilmente, anche se la cosa lo seccava. Dopotutto il posto era buono e il vitto illimitato. Eva era la donna più bella al mondo. Forse perché era l’unica, ma questo era un dettaglio che Adamo non poteva aver presente. Semplicemente, non immaginava un mondo popolato da altri.
“Signore dove sei?” ripetè Adamo. Ma in cuor suo sperava di non essere sentito. Non avrebbe ripetuto l’implorazione.
“Finalmente Adamo. Son tre giorni che ti cerco. Cioè tre giorni sulla Terra, che per me sono tre istanti. È che mi sentivo solo, non sapevo che fare. Sai che ho creato il mondo per questo. Te l’avevo detto, no? Avevo voglia di parlare con qualcuno. Dopotutto ti ho creato per questo…”
“Ricominciamo” pensò Adamo, “Gli vengono le crisi di solitudine e viene a sfogarsi con me.”
“Signore scusa, ma non ricordo che tu mi abbia parlato di ciò.”
“Hai ragione Adamo, e che le cose mi passano per la mente, come dei fotoni. Sai cos’è un fotone, vero?”
“Veramente no Signore, l’ultima volta che abbiamo parlato mi hai chiesto di dare un nome ad ogni essere vivente. Una fatica!”
“Dimentico che devo sempre spiegarti tutto. Vabbé, siedi e ascolta”
Genesi
Adamo si svegliò da un lungo sonno. Ogni volta che il Padreterno prendeva tempo passavano giorni, ma per lui erano attimi. Una noia!.
“Sai, prima non c’era niente. Non c’era il tempo, non c’era lo spazio, Ti giravi e niente, ti voltavi e niente. Nessuno con cui parlare. Nessuno da ascoltare. Nessuno da osservare. Semplicemente non esisteva l’Universo. E pensare che in quanto Onnipotente avrei potuto pensarci prima. Ma non c’era neanche il prima. Non c’era il dopo, ne il sù, né il giù. C’ero solo io, e mi bastava.”
“Poi ho pensato, e se creo l’Universo? Cioè qualcosa che abbia un sopra e un sotto. Guarda che non era mica facile pensarlo! Dovevo inventarmi i nomi! E poi tu ti lamenti per qualche decina di migliaia di essere viventi da nominare! Io dovevo inventarmi i concetti! Va bene, per farla breve ho chiamato il sopra cielo e il sotto Terra. Era già qualcosa. Io ero in mezzo. C’era un umidità…”
“Mi sono subito accorto che qualcosa non andava. Non è che si vedesse bene. Serviva qualcosa per illuminare l’ambiente, i fotoni. Ah, scusa, la luce. Beh, andava decisamente meglio. C’era una luce in giro, tutti quei colori!”
“In verità, dopo un po’ mi era venuto sonno ma la luce non conciliava il pisolino. Allora ho richiamato le tenebre, ma per metà tempo, così l’Universo era più vario, un po’ giorno e un po’ notte. C’era più movimento.”
“C’era ancora quella fastidiosa sensazione d’umido, non sapevo dove posarmi. Va bene aleggiare per un po’, ma poi ti devi fermare a riposare da qualche parte, non credi?. In somma ho deciso che da qualche parte dovevo posarmi all’asciutto. E ho creato la terra. Il resto era il mare. Ti piace il colore del mare? Ho scelto tra 65 milioni di colori.”
“Il mare non è male, specie quando è agitato. Guardare le onde infrangersi contro la costa - capisci questa parola? – mi dà un senso di vitalità. È anche ipnotico. Era la terra ferma ad essere monotona, mi sembrava… ecco, arida. Allora ho deciso di farvi nascere qualcosa.., sai, un po’ di piante. Però non tutte uguali. Per la verità ho fatto diversi tentativi. Le prime piante mi son venute piuttosto schiacciate e misere nei colori. Allora ho provato a farle più alte, tipo arbusti, o alberi, gli ho allungato la vita.”
“Contemporaneamente ho lavorato all’illuminazione. All’inizio era una luce diffusa, indistinta, proveniva da ogni dove. Mi sono reso conto che era disorientante, troppo intensa. Allora l’ho concentrata in punti luminosi, ho creato le stelle. Mi stai seguendo Adamo?”
“Signore, io pendo dalle tue labbra, ma ogni due parole che usi, una per me è nuova. Cos’è una stella?”
“Sono quei punti luminosi che ti guidano di notte, sciocco!”
“Effettivamente sono un po’ fiochi, per questo te ne ho avvicinato uno abbastanza da illuminare a giorno. Per la notte però era troppo. E ho deciso di usare una luce riflessa, bastava una palla di roccia che fungesse da pannello riflettete e il gioco era fatto. Dì la verità, sono un genio dell’illuminotecnica!”
“Sapendo cos’è l’iluminotecnica” pensò Adamo. “Certo Signore!” disse a voce alta.
"Poi ho creato un bel po' di bestie, e la cosa non è stato affatto semplice. Ho cominciato con organismi microscopici, combinandoli e scombinandoli, facendoli crescere di dimensione e poi rimpicciolendoli. Ogni tanto mi venivano fuori delle cose strambe. Se penso a quello che ho combinato a Ediacara. Non sapevo decidere su quante gambe, su chi doveva nuotare e chi camminare sul fondale. Effettivamente ho fatto un po’ di pastrocchi. Certo, mi son venute anche belle cose come i coralli o le meduse, ma la strada l’ho imbroccata con i primi vertebrati, con i pesci. Qualcuno ha fatto il furbo, è scappato fuori dall’acqua e ha cominciato a fare l’anfibio. Sai, All’inizio mi sono arrabbiato, ma quando mi sono venuti fuori i rettili. Ho cominciato a trovarli interessanti.”
"Dopo un po’ mi hanno seccato anche questi, venivano fuori tipi strambi e prepotenti come il Tirrannosauro e il velociraptor. Mi hanno seccato e li ho sterminati tutti. Be, quasi tutti. Mica potevo ricominciare tutto daccapo. Qualcuno l’ho riciclato per fare gli uccelli, qualche altro per fare i mammiferi. Ma anche lì, una fatica!”
Le scimmie mi stavano simpatiche. Erano divertenti, spigliate, socievoli. Ho provato insufflarvi un po’ di spirito divino. Non di vino! Di me, insomma. E sei venuto tu.